Sempre più aziende investono nella digitalizzazione di servizi ed infrastrutture. Un binomio che potrebbe garantire miglioramenti dal punto di vista climatico, ambientale ed energetico, ma anche una scelta strategica. In tutto il mondo si sta investendo in smart city anche per dare una nuova via all’economia dopo lo stop legato alla pandemia.
Gli investimenti crescono in greenfield e brownfield
Le infrastrutture hanno un ruolo fondamentale nel funzionamento e nel progresso di un’economia. Contribuiscono a determinare il valore di un Paese sia a livello economico, che a livello di vivibilità. Per questo, per garantire una migliore qualità di vita agli abitanti e per migliorare il prestigio del territorio, stanno aumentando gli investimenti in smart city.
Secondi i dati della ricerca svolta da ABI Research, la spesa globale in infrastrutture stimata a 375 miliardi di dollari entro il 2030. Questa somma di denaro verrà destinata a due grandi macrocategorie: greenfield e brownfield. Mentre la prima indica costruzioni nuove, partendo da zero e senza basi a cui appoggiarsi, la seconda prevede la ristrutturazione di impianti già esistenti o la loro riconversione.
Quali sono i driver per investire in una smart city
I fattori che vanno ad influenza questa scelta di investimento sono svariati. In primis, quello che muove queste attività è l’aspetto sostenibile. In questi tempi si ha la necessità di garantire dei canoni di salubrità diversi da quelli che si sono avuti sino ad ora.
Una riduzione di emissioni di sostanze inquinanti attraverso un’elettrificazione dei mezzi di trasporto e dei processi produttivi potrebbe essere la chiave per iniziare questa svolta. A supporto del tutto ci pensa la digitalizzazione di molti aspetti della vita quotidiana. Dopo l’impennata avuta in seguito alla pandemia, si è deciso di indirizzare queste forze verso la realizzazione di smart city.